Percorso tra arte e periferia da valorizzare
P: Punto di partenza: via monte del grano.
1 Monte del grano – Quadraro
Il Monte del Grano è il nome popolare del mausoleo cd. di Alessandro Severo, imperatore romano, collocato all’interno del Parco XVII Aprile 1944, in un’area di Roma che è attualmente parte del moderno quartiereTuscolano, in Via Monte del Grano / Piazza dei tribuni.
È il terzo mausoleo, in ordine di grandezza, di Roma, ovvero la terza tomba a tumulo dopo la Mole Adriana ed il Mausoleo di Augusto.Era costruito come una costruzione semi-sotterranea a blocchi di pietra, ricoperta da una collina artificiale sormontata da vegetazione, sull’esempio dei mausolei etruschi e poi romano-imperiali. Un tempo faceva parte di una vasta necropoli in una zona suburbana. Attualmente si presenta come una collinetta di circa dodici metri di altezza, abbandonata e un po’ nascosta dai palazzi moderni sortile accanto negli anni settanta.
Si accede all’interno attraverso un corridoio lungo circa ventuno metri che si apre su una sala circolare di dieci metri di diametro, un tempo divisa in due piani.
Vari studi mettono in dubbio l’attribuzione del Mausoleo ad Alessandro Severo, poiché i sigilli dei bolli laterizi indicano che fu costruito nel II secolo d.C. Recenti studi di Erminio Paoletta accertano che il mausoleo è stato sicuramente la tomba dell’imperatore.
La locuzione “Monte del Grano” era il precedente nome del parco adiacente il mausoleo, oggi denominato Parco XVII Aprile 1944 per ricordare il Rastrellamento del Quadraro.
Da qui inizia un percorso che va alla scoperta di numerosi murales, dipinti realizzati pareti e larghe superfici in muratura, presenti nei diversi quartieri attraversati.
2) Via dei Quintili – Giardino Ciro Principessa (da Via Monte del grano la distanza è di circa 1.2 km, con un tempo medio di percorrenza di 15’)
Si percorre tutta Via dei Quintili, cuore storico del quartiere, dove sono presenti diversi murales, realizzati nelgli ultimi anni, in particolare con il progetto M.U.Ro– Museo Urban Art Roma; anche nelle vie limitrofe, si segnalano altri murales, come in Via dei Pisoni, Via degli Ortensi e Via A. L. Antinori.
Durante il tragitto si attraversa via degli Angeli e si raggiunge il Giardino Ciro Principessa, in via Camillo Manfroni. Il giardino è dedicato a Ciro Principessa, militante comunista morto in seguito a un’aggressione politica nel quartiere romano di Torpignattara, nel contesto della violenza degli anni di piombo.
3) Parco Sangalli (da Via camillo manfroni la distanza è di circa 350 mt, con un tempo medio di percorrenza di 4’)
Parco Giordano Sangalli si trova su via dell’Acquedotto Alessandrino a Torpignattara. Lo spazio è stato pedonalizzato e trasformato in tempi recenti , mentre tanti anni fa c’era uno dei tanti “borghetti” di Roma, con baracche trasformate in abitazioni, addossate alle mura dell’Acquedotto. Negli anni 70 / 80 nasce il parco, ormai integrato nel quartiere. anche grazie a lavori di ampliamento e ammodernamento delle varie strutture. Il Parco è dedicato a Giordano Sangalli, partigiano di diciassette anni di Torpignattara, morì combattendo i nazifascisti il 7 aprile del ’44.
5) Via di Torpignattara / Via Galeazzo Alessi (da Via dell’acquedotto alessandrino la distanza è di circa 100 mt, con un tempo medio di percorrenza di 1’)
Dal Parco Sangalli, lungo via di Torpignattara, si arriva in Via galeazzo Alessi. Lungo la via di trovano storici esercizi commerciali e altri murales, realizzati nel 2015 nell’ambito del progetto “Light Up Torpigna!”. In particolare segnaliamo quello fatto da Nicola Verlato, alto 12 mt e largo 8 mt, sviluppato in bianco e nero e reso tridimensionale tanto che gli abitanti di tor pignattara l’hanno rinominato “La cappella sistina di torpignattara”.
4) SCUOLA DELEDDA. (da Via galeazzo Alessi la distanza è di circa 100 mt, con un tempo medio di percorrenza di 2’)
(Foto orti)
La scuola Deledda si trova in Via Filarete, strada che fa da “confine” con la zona della Certosa. Nella Scuola durante l’anno scolastico abbiamo fatto numerosi interventi per fare sviluppare ai bambini degli orti didattici.
6) LA CERTOSA (da Via galeazzo alesi la distanza è di circa 350 mt, con un tempo medio di percorrenza di 5’)
Villa Certosa e il quartiere romano tra il Mandrione e la Casilina che tanto fu amato da Pasolini, è uguale a com’era negli anni Sessanta. Un paesello nel cuore di Roma, con le case basse, due bar, un tabaccaio, un forno, un barbiere e “Betto e Mery”, la trattoria dove se entri con la cravatta te la tolgono e la inchiodano al muro.
L’atmosfera è bella, si conoscono tutti, c’è solidarietà, c’è un attivo comitato di quartiere che, tra mille difficoltà, si dà un sacco da fare. Meno belle sono alcune sue criticità. Il sottosuolo per esempio, vuoto, disseminato di cavità di decine e decine di metri. Ci sono certe strade, alla Certosa, dove le cavità cominciano da un metro sotto le case. Diverse abitazioni sono state sloggiate, mezzi pesanti sono letteralmente sprofondati nell’asfalto, un signore è precipitato nel pavimento del suo bagno. Durante le opere di realizzazione dell’impianto fognario, avvenute appena tre anni fa, sono stati eseguiti dei monitoraggi che hanno evidenziato una situazione critica, di reale emergenza.
Foto certosa
6b) VILLA CERTOSA
Villa Certosa viene così chiamata perché anticamente era una tenuta appartenente all’ordine dei Certosini. L’area, che si estendeva fino al mausoleo di Cecilia Metella, era una grande pineta, ma i pini secolari sono stati abbattuti perché divennero pericolanti dopo la nevicata del 1964.
Nel 1800 un ricco signore italiano comprò la villa per regalarla a sua moglie e da allora venne gestita come tenuta di caccia.
Successivamente, nel 1928, papa Pio XI donò Villa Certosa alle suore di Nostra Signora di Namur, un istituto religioso femminile fondato in Francia nel 1800. Il papa fece questa scelta anche nell’ottica di riqualificare la zona periferica circostante.
Circa 40 anni fa la Villa è stata donata alle suore di Madre Teresa di Calcutta e quindi le suore di Nostra Signora di Namur, divenute ormai poche, si spostarono nel casale adiacente.
Sotto la Villa persistono dei resti di una catacomba (non visitabile) che si estendeva fino a San Giovanni in Laterano. Anticamente questa veniva utilizzata dai papi come passaggio per scappare fino all’antica via Labicana e da lì alla campagna romana.
Durante la seconda guerra mondiale questa zona subì diversi bombardamenti e quindi i passaggi sotterranei vennero utilizzati come rifugi antiaereo.
Variante Via Capua / Via Acqua Bullicante / Via Ludovico Pavoni / Via del Pigneto (vedere alla fine)
8) VIA DEL MANDRIONE (da Via savornan la distanza è di circa 350 mt, con un tempo medio di percorrenza di 4’)
Si procede su via del Mandrione fino a incontrare via casillina vecchia dove ci sarà la possibilità di avere una variante continuando per 200m circa su via casillina vecchia o continuare e andare verso via casilina procedendo su via casilina in direzione pigneto si incontra la Parrocchia di sant’ Elena poco più avanti entriamo in via Avellino che si attacca a via campobasso per poi trovarsi in via del pigneto e andare sul area pedonale attraversando la circonvallazione Casilina arrivando al semaforo su via predestina che ci fa arrivare al parco del torrione predestino.
8b) ACQUEDOTTO FELICE VIA CASILINA VECCHIA
Si percore un tratto di strada per circa 200m dove si possono ammirare i resti del acquedotto felice
9) CHIESA DI SANT’ELENA (da Via del mandrione la distanza è di circa 1.7 km, con un tempo medio di percorrenza di 22’)
La chiesa fu voluta da Pio X a ricordo del XVI centenario dell’editto di Milano del 313, quando gli imperatori romani Costantino I e Licinio riconobbero la religione cristiana come religione lecita e legittima all’interno dell’impero; e fu dedicata alla madre di Costantino, Elena. Venne scelta l’area già detta quarto di Sant’Elena, ove nel XIV secolo sorgeva una vigna di proprietà del monastero di Santa Maria Nova, venduta nel 1424 al capitolo lateranense. La chiesa venne costruita su progetto dell’architetto Giuseppe Palombi, tra il 1913 ed il 1914; fu aperta al culto il 2 aprile 1914 e consacrata il 17 settembre 1916.
La facciata della chiesa, recintata da una cancellata in ferro battuto, è in un sobrio stile classicheggiante. Essa ha paramento murario in mattoni ed elementi decorativi (cornicioni, lesene corinzie, timpani) in travertino ed intonaco chiaro. In corrispondenza di ciascuna delle tre navate interne, si apre un portale, dei quali il maggiore è il più ampio. Nella parte superiore, terminante con un timpano triangolare sormontato da una croce, vi è il rosone circolare, chiuso da una vetrata policroma raffigurante Sant’Elena.
Internamente, la chiesa si presenta in stile neopaleocristiano, con pianta basilicale a tre navate separate da due file di archi a tutto sesto poggianti su colonne, e terminanti ciascuna con un’abside semicircolare. La volta della navata maggiore è a capriate lignee, mentre quella delle due minori è a crociera. Nel 1930, vennero dipinti da Ettore Ballerini gli affreschi dell’arco trionfale (Evangelisti) e dell’abside centrale (Invenzione della Croce); l’attuale assetto dell’area presbiterale risale agli inizi degli anni 1980: al centro vi è l’altare maggiore in marmo con alle spalle un crocifisso ligneo; in posizione avanzata, invece, due amboni, dei quali quello di sinistra decorato con due bassorilievi di Italo Celli raffiguranti il monogramma della parrocchia e il Leone di san Marco, realizzato nel 2014 e facenti parte di un più ampio programma di decorazione dei due amboni.
10) AREA PEDONALE (da chiesa sant’elena la distanza è di circa 350 mt, con un tempo medio di percorrenza di 4’)
Da qualche anno e stata pedonalizzata un tratto di strada di via del Pigneto che si trova tra piazza del pigneto e circonvallazione casilina. Tramite a un accordo di programma siglato con il Comune nel 2005 (che ha autorizzato la costruzione di un complesso tra via L’Aquila, via del Pigneto e via Casilina), l’isola pedonale è stata completamente ristrutturata.
11) TORRIONE PRENESTINO (punto di arrivo del percorso) (da circonvallazione casina la distanza è di circa 650 mt, con un tempo medio di percorrenza di 10’)
Il parco, di circa 8000 mq, è stato realizzato nel 2011 nell’area circostante al Mausoleo, che caratterizza l’intero parco e ne ha determinato la creazione. Il Mausoleo Sepolcrale della tipologia a tumulo, risalente all’età di Augusto, si trova esattamente all’angolo tra via Ettore Fieramosca e la via Prenestina, dove l’uscita della tangenziale est si immette dall’alto nella consolare, a circa 1500 metri da porta Maggiore. Negli ultimi decenni il mausoleo è riuscito a sopravvivere, pur maltrattato da incuria ed abbandono, difendendo l’esigua porzione di terra che lo circonda dall’incessante avanzata degli edifici e dell’impietosa arteria cittadina. Tuttavia, anche ora, che il restauro del monumento e la riqualificazione dell’area di pertinenza sono compiute, il parco e la sua attrazione rimangono poco visibili.
Il Torrione consiste di un ampio muro circolare di oltre 10 metri di altezza in opera cementizia con scaglie di selce in origine interamente ricoperto all’esterno di bianchi travertini riutilizzati altrove in epoca medioevale o rinascimentale; all’interno, in posizione centrale, era la cella funeraria atta ad accogliere le ceneri dei defunti; con i suoi 42 metri di diametro è la tomba romana a tumulo senza podio più grande esistente nei dintorni di Roma, superata in grandezza solo dai due fuori quota (con podio): Mausoleo di Augusto e Mole Adriana e forse dal mausoleo del Monte del Grano.
È possibile visitare l’interno del mausoleo chiedendo al guardiano di villa Gordiani ma, poiché la struttura è stata dichiarata pericolante e non accessibile, attualmente la visita si limita allo spazio tra muro esterno e cella.
Variante Via Acqua Bullicante
Dal Parco Sangalli si percorre Via Carlo della Rocca fino a Via casilina. Durante questo tratto di strada incrociamo alcune vie dove si possono vedere altri murales, come quello su via F. Baracca o su Via casilina 524 a circa 100 mt sulla destra (area benzinaio), raffigurante un cuore pulsante con dei colibrì che volano attorno
Su via casilina /angolo Via F. baracca si trova il “cannone dei Tor pignattara”. Si tratta di un singolare piccolo monumento ai caduti della Prima guerra mondiale, inaugurato il 20 ottobre del 1924. Il monumento, voluto dalla parrocchia dei santi Marcellino e Pietro, ha come fulcro un cannone austriaco del primo conflitto mondiale, a ricordo dei caduti delle famiglie del quartiere; è collocato sul lato destro della via Casilina e volto verso sud, come a voler difendere la città da eventuali nemici provenienti da quella parte. Sorge all’angolo di un giardinetto ed è caratterizzato da mucchio di tufelli che circonda il cannone e sopra il quale di innalza un bianco cippo quadrangolare. Una lapide ricorda i caduti di tutte le guerre.
Attraversando la via Casilina, in Via Capua , si trova un murales realizzato dal duo tedesco Herakut, rappresenta una giovane ragazza con una mantella verde, che stringe idealmente a se le figure dei suoi cari. Rappresenta una delle decine di migliaia di migranti e rifugiati che in questi mesi stanno raggiungendo l’Europa, lasciando di se povertà e guerre, troppo spesso trovando la morte lungo il loro viaggio. Il disegno è poi corredato di una frase che invita alla fratellanza e la solidarietà: “Nel nostro momento di bisogno ci affidiamo alle persone come famiglia. Sarebbe bello se potessimo ricordarci di questi legami anche nei momenti di forza”. Hera e Akut cominciano la loro carriera artistica separatamente per poi ritrovarsi assieme nel 2004 a dare il via al progetto Herkut. I loro interventi murari sono stati realizzati nelle città di mezzo mondo, dando sempre prova di una spiccata sensibilità sociale.
Percorriamo quindi Via Acqua Bullicante, dove al n. civico 24 (tra la sede del Municipio e il pronto soccorso dell’ospedale Vannini, troviamo un murale
Un giorno tre amici, che condividono sia passione che capacità artistiche, hanno deciso di fare la conoscenza “culturale” di tre famiglie particolari che sono passate per Torpignattara, quella zona della media periferia est di Roma assurta alle cronache giornalistiche nel recente passato; famiglie che, con superficialità, verrebbero definite diversissime fra loro ma che ad una analisi più attenta rivelano un denominatore comune, quello di essere tutte e tre dei migranti. Ognuna di queste famiglie è riuscita a costruirsi una identità e ad integrarsi nel tessuto sociale. Uno degli amici, David, è andato da Liu, giovane donna cinese che gli ha raccontato la storia della sua famiglia: il padre arrivò a Roma nel 1979, cacciato dalla Cina per essersi permesso il lusso di volere una seconda figlia, cosa vietatissima in quel paese. Questa scelta voleva dire una sola cosa: la perdita del lavoro e così fu costretto a scappare. Il secondo amico, Luca ha fatto la conoscenza della famiglia di Rupali, una donna venuta dal Bangladesh nel 1999; formatasi una famiglia, ha avuto un figlio che ora frequenta la scuola media “Carlo Pisacane” di Torpignattara (si tratta di quella scuola dove le mamme qualche mese fa hanno cacciato in malo modo il fascio-leghista Borghezio). Il terzo amico, Nicola, si è recato presso la famiglia Caporello, e lì gli hanno raccontato che il loro bisnonno era arrivato da Palestrina in cerca di lavoro che al suo paese non aveva mai avuto e, lavorando sodo, aveva sconfitto la miseria ed aveva dato un futuro dignitoso ai propri figli.
Tutti e tre questi amici, avendo la fortuna di rispondere al nome di tre street artist bravissimi, nell’ordine Diavù, Lucamaleonte e Nic Alessandrini, hanno tradotto questa loro grande esperienza in un murale realizzato in via di dell’Acqua Bullicante.
Via Acqua Bullicante 121
Qui si trova il palazzo del cinema Impero, testimonianza storica del periodo fascista , costruito dopo la metà degli anni ’30 dall’architetto Mario Messina, in cui lo stile Art Decò lascia la sua impronta su molte costruzioni del periodo tra le due guerre. Nella struttura si svolsero proiezioni cinematografiche fino alla sua chiusura negli anni ’70. Da quel momento il Cinema Impero , in stato di abbandono, divenne anche ritrovo di senza tetto che contribuirono al degrado. Alcuni anni fa sulla facciata del cinema impero sono stati realizzati dei murales dedicati alla storia del cinema italiano, quando il Neorealismo e l’avanguardia Pasoliniana scuoteva la bigotta società italiana. L’occasione la dà il movimento popolare che vuole la riapertura del cinema Impero, in prima fila lo street artist “Diavù” che realizza quattro stupende opere: i ritratti di Monicelli, Anna Magnani, i fratelli Citti e Pier Paolo Pasolini. Oggi lo stabile è in fase di ristrutturazione per consentire nuove attività.
Via della Marranella 100-102
Questo murales sembra raffigurare l’amore innocente di cui i bambini sono capaci, rappresentato dalle farfalle che un bambino soffia sulla figura accovacciata del suo amico.
Via della Marranella 112
Su un muro lungo e basso sono rappresentati dei murales rappresentanti quattro diversi soggetti.
Via L. Perestrello /2 murales su fianchi palazzi, uni di fronte all’altro) e Via A. Tempesta (volpe…)….
Via Pavoni 171/angolo Via del Pigneto
Questo è il più grande murales della città di Roma, alto ben 32 metri, copre infatti l’intera facciata di un palazzo di otto piani. L’opera è realizzata da EtamCru, una sigla che riunisce Bezt e Sainer, due artisti polacchi entrati di diritto fra i maggior esponenti mondiali della street art. L’opera rappresenta un u o m o i n t e n t o a sorseggiare un caffè bollente dentro un cassonetto della spazzatura. Quando i ragazzi di EtamCru sono arrivati a Roma tutti cercavano di offrirgli un caffè, e questa cosa li ha molto colpiti a livello iconografico. Mentre la spazzatura rappresenta i luoghi comuni (pallone da calcio, bibita da fast-food), tutto quello che non funziona nella società compreso anche il fatto che molta gente in Italia è costretta a vivere in strada.